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Visualizzazione dei post da maggio, 2016

A li sacri calanchi lubrianesi!

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Como che fue che li jovini de la «Confraternita de la fava» (nomata in isto modo pe la frequente citatio de li suoi omini ne la metafora priapesca), condussero lo popolo di Lubriano a la difesa de lo Pianoro fra li Calanchi, i n Anno Domini MCCIII     Mai fu, così accorato appello et anco un po' inatteso, de jovini rampolli del popol lubrianeso (1) . Temevano invasione, d'urbani e interurbani, sortitte una favella: arriveran domani! Essi lanciaro allarme, pe radun'alleati: "Domenica è vicina! Vinite prodi tuscici! Et siate ben armati!" Anch'io sentii richiamo, da origini ancestrali. Raggiunsi poi Lubriano, diretto, sanza scali! M'affaccio al belvedere: rimiro grande gemma. Vedo la Bagnoregio, magnificente et somma. Poi fu vision celestica, si pose a la mea vista: giungettero assai in molti; sorpresa non prevista. Un omo alto e fiero, si ergette fra la folla: "Udite lubrianesi! Lo forestier non molla! Partim cum lo coraggio,

Lo novo sentiero de lo Treja

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Come che fue che li condottieri de la Compagnia de li Amici de lo Treja, condussero urbani peregrini, romani et viterbesi, fra la vegetatione dello sentiero novo posto lungo lo argine de lo Treja, i n Anno Domini MCCCXXI    Le nuvole nel cielo, s'addensano 'mpietose, preannunciando tosto, le pioggie assai copiose. Ma in quel di Sant'Elia, laddove s'erge il Castro, son quattro i baldanzosi, pronti a sfidar 'l disastro. "Orsù - disse Marco 'l messere, giganto esperta guida - appena giungerà l'urbana ciurma, sortiamo per la gita" "Pigliamo sacchi e balle, per ravanar refiuti" parlò cosine Fabio, in toni risoluti! Favella Massimo 'l romano: "Salute a voi, volenterosi omini, giungo dall'Urbe Aeterna co alcuni cittadini. Per rinforzar la truppa, ci siamo qui aggregati, peregrinando tosto, da la città de' Papi" "Muovionci ordunque! - disse Massimilian detto «machete» - Che non s'oblii '

Lo meteo nello peregrinare in supra i monti

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Come che fue che lo predicatore Leonardo «Defensor Naturae», condusse, a prova estrema, un branco di rudi urbanici, in supra lo monte di Livata, i n Anno Domini MCCXII    Albeggia appena un poco: principia jorno novo, ormai son bello sveglio, sorgo da lo meo covo. Son pronto zainato et l'emotion m'assale, recommi dunque tosto al sito conviviale. Et mentre io ramingo, percorro lo sentiero, m'imbatto in tre donzelle et uno forestiero. "E chi tu sie? - domanda una madama -  et donde vai? Sembri sortito appena da lo tuo pigiama!" "Meo nome est Fabricio et cerco uno traguardo, Unir voglio meo spirito, allo frate Leonardo.  Illuminate ordunque, meo duro comprendonio, dicite vostro nome, cum fusse novo conio" "Uhè pirla, io mi chiamo Ugo, ciapa!" lo forestier favella. Ha idioma longobardo, che fosse uno «Brambilla»? "Se gh'è... pure noi cerchiamo sto monaco ora. Ed io son qui con due femmine e la mia signora"