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De Italicae Migratione

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Como che fue, che la juventude emigrossi a settentrione de lo continente per travagliare, in A.D. MCCCLVII ...et lo ringratiamento va al circulum Bel-Ami, che si sorbisce irenico, il favellare meo!  Miriamo juventude, migrar a lidi nordici, son biologi, ingegneri, anco metalmeccanici. La «fuga de’ li cefali», italicum flagello, espulse su in Olanda, jovine sì bello. Mestiere rimediotte, quel maschio di Crotone, magion sì dignitosa et anco magno amore. «Che mi raggiunga mamma, m’ammiri sistemato; presento mea metà, che ier mi son sposato!» Lo viaggiator piccione, portò novella bona, la mater calabresa, sortitte all’ora nona. Lei su lo carro, oniricò la nuora bionda, mentre sfornava bimbi, a frotte como l’onda. Et quando tosto junse, a casa di suo figlio, avea fila di pacchi, longa almeno un miglio. Di ’ndujam portotte, appena cento libbre: usava l’alimento, per far calar la febbre. Mille peperoncini, conserve di passata; sottolium, cefalcollum e