domenica 25 ottobre 2015

Galeotto fu lo verbale d'infratione

Como che fue che uno verbale d'infration stradale, inguaiotti Gargante da Ficulle, mercante di tessuti in Anno Domini MCDXXVII


Li viaggi mei son sempre, assai sì perigliosi,
mi stressano lo corpo, cum ritmi affannosi.

Gargante da Ficulle, così che io mi nomo,
Mercante di tessuti: son grande gentil'omo.

Un dì che li mei affari, andaro molto bene,
Festeggio sollazzando lo meo fremente pe... [bip!]

Appropinquommi ordunque, per via peccaminosa,
deciso ad accoppiarmi cum donna puttanosa.

Or dopo aver sentito tariffe a centinaia,
decisi d'ingropparmi, formosa tabaccaia!

Passan tranquilli i mesi: «normal'administratione»,
tornetti da consorte, in mea bella magione.

M'appen entrotti a casa, meo sangue raggelò,
lo sguardo di mogliera, tosto mi fulminò!

"Cos'est questa missiva?! - brandiva pergamena - 
postin recapitommi: c'è dentro multa piena!

Qui dice, sanza poter nulla contestare,
che a zonzo andavi tosto com'uno puttaniere!"

Ordunque mi sgamò, finito ho di campare,
se non remedio iscusa, in fretta, d'accampare.

"Mogliera benedetta, non stare a equivocare,
- cercotti col sorriso, poterla abbindolare -

dovetti in tal frangente, lo carro parcheggiare,
davanti ad un viados... che ci potevo fare?

Novo cliente aveo, in tale loco sì oscuro,
non puoto rinunciare: «lo joco si face duro!»"

"Ma quine dice, non mente lo verbale,
che nulla scaricasti... Porco! Animale!"

"Infatti... sine... ora rimembro, ritorna meco 'l memoriale,
lo fetentone avea, ingiuntion fallimentare..."

"Uhm..." mugugna la madama, non est assai convinta,
devo scovar qualcosa, che un po' la disorienta.

"...et le mie sete pretiose, che tosto m'avanzaro,
pensotti di donare a te mia bella: giammai sarotti avaro!"

"Oh... beh... allor di fustigarti, ormai giammai non oso"
ella s'acquieta e afferra 'l pacco sì prezioso. 

In retto angolo salvetti 'l deretano: genial sortita!
Valse la pen, preziosa merce in dono, per chiuder la partita.

Passò lo tempo et io in viaggio lontano spesso stavo
et ogne ser cum foemina diversa, ebbene sì io copulavo.

Or per abbindolar consorte cum mente sospettosa,
tornavo sempre a casa cum stoffa rara et pretiosa.

Ma uno jorno infausto et lo recordo assai,
io persi lo battello e a casa tosto ritornai.

Entrato in meo villaggio, notossi cosa curiosa,
lo maniscalco aitante, portea fine veste pretiosa.

Toh!... anco 'l panettiere, jovine muscoloso,
avea abito in seta, molto fascinoso.

Alfin vidi due cantici et anco danzatori,
portar le vesti belle cum fregi pieni d'ori.

"Strana coincidentia - un tarlo segnotte la mea sorte -
Codeste vesti ricordan stoffe ch'io donai a mea consorte"

Lo tarlo assai 'mpietoso, intrufolossi a fondo,
corsi furioso a casa, temeo fine del mondo!

Entrotti como furia e vidi a terra braghe di seta
et poi casacca fine, condusse meco a meta.

Sfondotti uscio d'alcova, rimasi come 'n cretino,
quando sorpresi moglie ignuda, avvolta col... postino!


Poesia anisosillabica in rima baciata
© Copyright 2015 - Fabrizio Manili‎



lunedì 7 settembre 2015

Feral partecipatio a sposalitio

Come che fue la reatione ne la familia di messer Galdino da Calcata a lo ricevimento de la pergamenica invitatione a nozze estive in Anno Domini MCCCIX 



In genere son colme, ne siamo consapevoli,
le liriche di chroniche, de nozze abominevoli.

Or voglio io narrarvi, son sadico accanito,
cos'est che accade in casa, al giunger di sposatio invito.

Un dì sì infausto, bussossi a meo portale,
cum ghigno diavolino, lo messo comunale.

"Tengo missiva aulica, venite a ritirare,
mi par invito a nozze, non state a sospirare"

Malnato omo perfido, lo can 'l cul ti morse!
Tu porti sol sventure, co le tue amene borse!

"Firmate recevuta et qui dat'apponete"
disse tendendo palmo, per arraffar monete.

Ritiro pergamena, ma niente mancia caccio,
Ausculto in lontanantia, risa del postinaccio.

Rimiro rassegnato, la busta traditora,
se l'opro trasformossi in «Vaso di Pandora»!

Conosco 'l contenuto, son nozze del cugino,
da mesi si «uozz'appa» su data e posticino.

C'è chi in maggio suppone,
chi per giugno ave fissatione.

Spero sol che non sia proprio a fine luglio,
mea vacantia prenotai, puro co lo bagaglio.

Compretti a basso prezzo, viaggio 'n carovana,
et non voglio a isso rinunciar, porca puttana!

Lo prenotossi cum due anni di preavviso,
ma cum penali altissime, se rinunciossi all'improvviso.

Penali più onerose di tutto lo biglietto,
per la mancata «sola», su IKEAtico tappeto contraffatto.

"Oh meo Divin Signore - principio una preghiera -
Te che de li miragoli, sei lo portabandiera;

et l'aqua tramutasti, cum grande maraviglia,
trasforma mea missiva, in multa d'equitaglia!"

Infin io mi decido et opro busta tiranna,
estraggo scritto lentamente, per ritardar condanna.

Or l'oculare bulbo, rileva il quando e il dove,
in terra levantina, ventotto luglio milletrecentonove!

"Ma ite a fare in ano, porca pupazza!
di tanti giorni (Deh!) propr'isso che portommi l'amarezza?!"

Così svanì la mea vacantia all'improvviso,
strappetti cum tanta rabbia quell'avviso.

Et mentre cogitavo: "Mò che m'envento?"
La mia madama chiedommi incuriosita dell'evento.

Sudor mi corse in schiena, como che fusse ghiaccio,
tento di confondirla, con passionale abbraccio.

Ma poi irrigidisce, sospende fiato et occhio ha sgranante,
capisce al volo, la mea manovra depistante.

Poi poggia i bracci su li fianchi, alzando i toni
et sua figura ricordommi «Coppa Campioni».

"Io sape tutto de lo sposalitio del cugino,
or nostro viaggio est naufragato: che casino!

"Non abbacchiarti o mea signora, annullo 'l tutto,
accampo scusa di ferita cum cerotto"

"Manco p'onirico fattazzo! Tu non annulli proprio niente,
poi 'l parentame dirà che io te tratto como un deficiente.

Io già  mi vedo tue sorelle, sparlare a festa,
spettegolar ch'io ti metto sempre i piedi in testa.

Quindi c'andrem, nonostante la fatica,
ma voglio sì risplender, proprio come una strafica"

Io deglutossi groppo in gol pe lo terrore,
di sue richieste postemi in due o anco tre ore!

"Ordunque odi omo, cui mente va educata,
comprommi Valentin veste et li calzar de Prada;

bisaccia Fendi, ori e diamanti de Milua,
voglio far schiattar d'invidia, tutti li parenti tua"

In quel momento visone ebbi celestiale,
meo conto in banca, schiattava sfinito al capezzale.

Et poi sì come guai giungono sempre in compagnia,
entratte in quel momento l'adolescente figlia mia.

"Ma anco none! - urlette issa in gergo juvenile -
v'urino(1) et poi io me ne scappo fino 'n Brasile!

Non posso abbandonar lo meo pischello,
che isso con altra sgallettata face 'l bello!"

"Et che dilemma est? - disse mogliera - 
Tu porte puro lui, così non t'adultéra"

Io già immaginossi, commento del parente,
se 'l tatuat'ominide, cum noi sarà presente!

Poi mentre m'arrovello per scandagliar dittaglio,
compare sulla soglia, meo brufoloso figlio;

Un menestrel, lui ave canterino sulla spalla,
movenzia fondoschiena, sniffato di cannella!

Informo puro isso, di tal tragico evento;
smorfeggia, fè due rutti, risponde; "Nun te sento"

Io ribadisco esausto, quello concetto ancora,
lui annuisce lento, ma sua coscienza ignora.

Son certo et già lo veggo, che 'l giorno delle nozze,
verrà pien di patacche e scarpe tutte zozze.

Gergherà uno strano idioma, difficil da imitare,
che parte dallo sàssone, meticcia col volgare.

Lo vedo già in quel giorno, che insieme a coetanei selvaggi,
organizzerà festini, gareggio di scoregge e alcoolici beveraggi.

Sua mano ben aperta, applaude palmo meo,
esclama gongolando: "Bella, frate di pater meo!"(2)

Sorpreso da fort'ansia, io scappo da magione,
ricerco solo pace, diletta riflessione.

Et mentre m'abbandono, su scomoda panchina,
mi s'avvicina moro, per vender meco pacchiana collanina.

Et mentre guardo merce cum marchi contraffatti,
mi vien idea diabolica, audace pian da matti.

"Or compero l'intero campionario pataccoso al visigoto!
Et post sostituisco a scarpe e borse, un logo ben più noto"

Et mentre cerco disperato, modo d'economizzare,
ripenso a giorno in cui, lo meo cugino andrà all'altare.

Angoscia già m'assale sanza rimedi,
et mi procure (deh!), psicotico male ai... piedi!


Note
(1) "Ve piscio": espressione gergale romanesca che significa "vi scarico"
(2) "Bella zio!"


Poesia anisosillabica in rima baciata
© Copyright 2015 - Fabrizio Manili‎

lunedì 31 agosto 2015

Chroniche febbricitanti

Come che fue la reatione allo dolore et alli acciacchi veterani de li patienti de lo signor dottore Crisanto da Narni, in Anno Domini MCCVIII


Accadon cose strambe, ve lo concedo,
nello moderno tempo et io lo vedo.

Nell'Anno del Signor milledugento e otto,
domiciliossi mei consulti, di medico assai dotto.

Un dì io capitossi in strana sì magione,
et visitossi dama, afflitta da magone.

"Orsù lumate meco, - chiesi alla madama -
Che cosa mai v'ammorba et l'ansia vi reclama?"

"Oh dotto luminare - la foemina respose -
io sento le mie membra soltanto un po' raspose"

"Sentiam che cos'avete, lo vostro polso ora vi tasto,
et lo verdetto dico, appen vi trovo 'l guasto"

In men d'un saettare, fornitti consulentia,
quella madama era, malata d'influentia.

"Malanno de stajone, non state a preoccuparvi,
riposo et buon tisane: andate a coricarvi"

"Giammai potrei fermar tutti li mei mestieri.
Son io che in casa fo tutto, mic'ave i camerieri!"

"Non dico questo, sol che 'l vostro fare non sia così accanito,
et fatevi aiutare , almen dallo marito!"

"Da chi?! Ma fate meco cortesia! Ei vive su una nuvola,
et solamente sorge, sol per accomodarsi a tavola.

Non smove mai falange, lo sordido consorte,
convinto che sol l'ozium sia antitodoto da morte!

Et poi in questo momento, est ei indisposto assai,
neanch'io che sono intima, così lo vidi mai"

"Et dove alloggia ordunque, ch'io possa visitarlo,
dicite meco ov'est , che cerco d'aiutarlo"

"Est line, di fronte a vostro cefalo - rispos'issa rassegnata - 
trasite quel portale: ei giace in stanza adornata"

Aprii lo misterioso soglio, cum mano titubante,
ambiente chiuso, tetro et anco un po' attufante.

Illuminossi il tutto con uno cero piccolo,
sentii sofferte litanie, venir dallo crepuscolo.

L'omo s'un letto si giaceva, cum fusse Cristo morente,
la bocca affaticata et l'oculum semovente.

"Oh Professor scienziato, son prossimo alla morte,
testimoniate voi, lo meo trapasso a la mia bella consorte.

Et meco pergamen et calamaio orsù portate,
voglio testamentare, ultime volontate"

Lo meschin omo, in sindone rantolava,
mentr'io sua febbre tosto misurava.

Sortii dallo sepolcrum cum sguardo sì severo,
dovendo sentenziar, lo meo giuditio vero.

Mea teoria trovossi qui conferma et non cambia verso:
«l'omini et le foemine a lo dolor reagiscono in modo assai diverso».

"Vostro consorte ha sol due asticel di febbre c'ho sentenziata,
ei tien influentia lieve, ma grande tien la... sceneggiata!"


Poesia anisosillabica in rima baciata
© Copyright 2015 - Fabrizio Manili

Lo jorno de li Saldi

Come che fue che Ascanio da Bagnoregio et sua madama Melisenda, sposi novelli, si recaro allo Centrum Commertiale, in Anno Domini MCD 



Un dì che fue del Millequattrocento,
mi ritrovai in situatio de sgomento.

Cum'ea eccitata moglie pe' loco sì 'nfernale,

tosto io m'addentrai nello ferale CENTRUM COMMERTIALE!

Lo tetro sito all'orizzonte comparea,

et lo meo carro a longa fila s'accodea.

"Dannati omini! - lanciossi mea maleditione -

Perché non rimaneste (orsù!) in vostra magione?"

Et dopo hore sotto l'aere afosa,

giungemmo alla perditio consumosa.

"Lasciommi quine - sententia la matriarca sanza indugio -

Tu gire co lo carro et lo ronzino a remediar refugio.

Et mentre issa uno negotium già assaliva,

M'avventurossi in tale empresa punitiva.

Girossi in longo e largo col carro e cavallino,

ma in tutto lo reame non v'era nemmeno un posticino.

Assiso su lo carro, como vedetta saracina,

miraggio in lontanantia un posto solo in Cina.

Al fin dell'ora tertia che ancor io peregrinava,

meo simil sventurato (cum la sua duce) felice et sollevato un posto liberava.

Lanciossi meo destriero cum fussi Lancillotto,

fregando lo parcheggium almeno ad altri otto.

Cotal conquista lo petto mi riempì d'orgoglio fiero,

ma quando vidi ov'era mea consorte... io caddi da lo pero!

"Oh donna angelicata - cum tatto io esclamossi -

Dopo quattr'ore soltanto una bottega depredasti?!"



"Che fu? Diciote meco che accadeva!

Che forse v'incantaste, Porca Eva?"

"Son saldi convenienti, deficiente!

Possibil mai che tune non cogitasti niente?

Son saldi come sempre di stajone!

Sta zitto e accompagnommi meo cojone"

"Ma i saldi le botteghe fè in continuatione,

- cercotti vanamente di revelar contradditione -

Ordunquo dì oh madama: quant'altre sì botteghe tu vole visitare?

Et quanto patrimonio vorresti sperperare?"

"Oh mentecatto! Guerrier sanza coraggio,

se favellotti ancora, ci resto fino a maggio!

Lo sape ch'io DEVO scrutar tessuti, sete et sandalini,

I-Menestrelli, piccioni viaggiator 2.0 per selfie et messaggini"

Cum gran sconforto alzetti sguardo tosto,

Voleo così capir quanti «gironi» avea quel maledetto posto!

Et lessi tutte insegne, ognuna lustra et scintillante,

ch'avea nominatione notissima et altisonante.

Et c'era, cotesto est certo, «Dulcis et Gabbanam»

e accanto scorsi puro «Calzedoniam».

«Limonius», «La Gardeniam» et «Intimissimum»,

financo lo «Ipercooppis» accanto a «Decathlonium»!

Et de lo conto in banca, ebbi visione terrorista:

mea «Pergamen di Credito» strusciava senza sosta.

Poi quando li feral acquisti arrivaro a centosei,

l'orgoglio meo da lo letargo, alfin destai!

"Or basta! - gridossi assai furioso e un poco esaurito -

Sali sul carro oh donna! Oppur sarà falò, d'ogne tuo vestito!"

"Or sveglio l'equin quadrupede e poi scappemo,

lo giuro! In questo inferno, mai più ritorneremo!"

Fù lì... che la sua tattica cangiò rapidamente,

lo sguardo suo, issa tramutò «cerbiattamente»...

"Se lo meo occhio scrute tanta merce, - ella favella -

 Scrute anco e forse più per te! Anima bella!"

"Et guardati como vai conciato zingaraccio,

vuoi far tu novellare intero lo villaggio?"

Rimasi raggelato un'era astrale,

mi prise in contropiede l'animale!

"Rimira orsù - riprese ella -  li tuoi calzoni.

Et poi non noti tua casacca, abbandonata da' bottoni?

Ti pare questo 'l modo di conciarsi?

Che manco San Francesco in sua catarsi!"

"Ma... ecco, io... - favella me manchea -

sto ben così... difetti non vedea..."

"Oh bella! E d'ebano tu tieni forse li specchi?

Se non t'accorgi di peregrinar com'uno straccivecchi?

E non insister oltre, omo da gusto brutto,

c'hai forse l'occhi foderati de prosciutto?

Or passi puro che tua madama, sorta come 'na zigana,

lo pensier meo punta a dignitate tua! Porca puttana!"

Fatal cum fusse frutto pien di polpa,

di me impadronossi, grande senso di colpa.

Che solo il tintinnar de la moneta,

potea sopir cotesta (freudiana) colpa antica.

Ripresi lo calvario cum sorriso,

cercando approvation da lo suo viso.

Sortimmo alfin distrutti in piena notte,

per lei dugento buste, assai pienotte.

Et io, sì sollevato e irenico, come sol fanno i bambini,

portai orgoglioso a casa, due belli... pedalini!

Poesia anisosillabica in rima baciata
© Copyright 2015 - Fabrizio Manili‎