lunedì 31 agosto 2015

Chroniche febbricitanti

Come che fue la reatione allo dolore et alli acciacchi veterani de li patienti de lo signor dottore Crisanto da Narni, in Anno Domini MCCVIII


Accadon cose strambe, ve lo concedo,
nello moderno tempo et io lo vedo.

Nell'Anno del Signor milledugento e otto,
domiciliossi mei consulti, di medico assai dotto.

Un dì io capitossi in strana sì magione,
et visitossi dama, afflitta da magone.

"Orsù lumate meco, - chiesi alla madama -
Che cosa mai v'ammorba et l'ansia vi reclama?"

"Oh dotto luminare - la foemina respose -
io sento le mie membra soltanto un po' raspose"

"Sentiam che cos'avete, lo vostro polso ora vi tasto,
et lo verdetto dico, appen vi trovo 'l guasto"

In men d'un saettare, fornitti consulentia,
quella madama era, malata d'influentia.

"Malanno de stajone, non state a preoccuparvi,
riposo et buon tisane: andate a coricarvi"

"Giammai potrei fermar tutti li mei mestieri.
Son io che in casa fo tutto, mic'ave i camerieri!"

"Non dico questo, sol che 'l vostro fare non sia così accanito,
et fatevi aiutare , almen dallo marito!"

"Da chi?! Ma fate meco cortesia! Ei vive su una nuvola,
et solamente sorge, sol per accomodarsi a tavola.

Non smove mai falange, lo sordido consorte,
convinto che sol l'ozium sia antitodoto da morte!

Et poi in questo momento, est ei indisposto assai,
neanch'io che sono intima, così lo vidi mai"

"Et dove alloggia ordunque, ch'io possa visitarlo,
dicite meco ov'est , che cerco d'aiutarlo"

"Est line, di fronte a vostro cefalo - rispos'issa rassegnata - 
trasite quel portale: ei giace in stanza adornata"

Aprii lo misterioso soglio, cum mano titubante,
ambiente chiuso, tetro et anco un po' attufante.

Illuminossi il tutto con uno cero piccolo,
sentii sofferte litanie, venir dallo crepuscolo.

L'omo s'un letto si giaceva, cum fusse Cristo morente,
la bocca affaticata et l'oculum semovente.

"Oh Professor scienziato, son prossimo alla morte,
testimoniate voi, lo meo trapasso a la mia bella consorte.

Et meco pergamen et calamaio orsù portate,
voglio testamentare, ultime volontate"

Lo meschin omo, in sindone rantolava,
mentr'io sua febbre tosto misurava.

Sortii dallo sepolcrum cum sguardo sì severo,
dovendo sentenziar, lo meo giuditio vero.

Mea teoria trovossi qui conferma et non cambia verso:
«l'omini et le foemine a lo dolor reagiscono in modo assai diverso».

"Vostro consorte ha sol due asticel di febbre c'ho sentenziata,
ei tien influentia lieve, ma grande tien la... sceneggiata!"


Poesia anisosillabica in rima baciata
© Copyright 2015 - Fabrizio Manili

Lo jorno de li Saldi

Come che fue che Ascanio da Bagnoregio et sua madama Melisenda, sposi novelli, si recaro allo Centrum Commertiale, in Anno Domini MCD 



Un dì che fue del Millequattrocento,
mi ritrovai in situatio de sgomento.

Cum'ea eccitata moglie pe' loco sì 'nfernale,

tosto io m'addentrai nello ferale CENTRUM COMMERTIALE!

Lo tetro sito all'orizzonte comparea,

et lo meo carro a longa fila s'accodea.

"Dannati omini! - lanciossi mea maleditione -

Perché non rimaneste (orsù!) in vostra magione?"

Et dopo hore sotto l'aere afosa,

giungemmo alla perditio consumosa.

"Lasciommi quine - sententia la matriarca sanza indugio -

Tu gire co lo carro et lo ronzino a remediar refugio.

Et mentre issa uno negotium già assaliva,

M'avventurossi in tale empresa punitiva.

Girossi in longo e largo col carro e cavallino,

ma in tutto lo reame non v'era nemmeno un posticino.

Assiso su lo carro, como vedetta saracina,

miraggio in lontanantia un posto solo in Cina.

Al fin dell'ora tertia che ancor io peregrinava,

meo simil sventurato (cum la sua duce) felice et sollevato un posto liberava.

Lanciossi meo destriero cum fussi Lancillotto,

fregando lo parcheggium almeno ad altri otto.

Cotal conquista lo petto mi riempì d'orgoglio fiero,

ma quando vidi ov'era mea consorte... io caddi da lo pero!

"Oh donna angelicata - cum tatto io esclamossi -

Dopo quattr'ore soltanto una bottega depredasti?!"



"Che fu? Diciote meco che accadeva!

Che forse v'incantaste, Porca Eva?"

"Son saldi convenienti, deficiente!

Possibil mai che tune non cogitasti niente?

Son saldi come sempre di stajone!

Sta zitto e accompagnommi meo cojone"

"Ma i saldi le botteghe fè in continuatione,

- cercotti vanamente di revelar contradditione -

Ordunquo dì oh madama: quant'altre sì botteghe tu vole visitare?

Et quanto patrimonio vorresti sperperare?"

"Oh mentecatto! Guerrier sanza coraggio,

se favellotti ancora, ci resto fino a maggio!

Lo sape ch'io DEVO scrutar tessuti, sete et sandalini,

I-Menestrelli, piccioni viaggiator 2.0 per selfie et messaggini"

Cum gran sconforto alzetti sguardo tosto,

Voleo così capir quanti «gironi» avea quel maledetto posto!

Et lessi tutte insegne, ognuna lustra et scintillante,

ch'avea nominatione notissima et altisonante.

Et c'era, cotesto est certo, «Dulcis et Gabbanam»

e accanto scorsi puro «Calzedoniam».

«Limonius», «La Gardeniam» et «Intimissimum»,

financo lo «Ipercooppis» accanto a «Decathlonium»!

Et de lo conto in banca, ebbi visione terrorista:

mea «Pergamen di Credito» strusciava senza sosta.

Poi quando li feral acquisti arrivaro a centosei,

l'orgoglio meo da lo letargo, alfin destai!

"Or basta! - gridossi assai furioso e un poco esaurito -

Sali sul carro oh donna! Oppur sarà falò, d'ogne tuo vestito!"

"Or sveglio l'equin quadrupede e poi scappemo,

lo giuro! In questo inferno, mai più ritorneremo!"

Fù lì... che la sua tattica cangiò rapidamente,

lo sguardo suo, issa tramutò «cerbiattamente»...

"Se lo meo occhio scrute tanta merce, - ella favella -

 Scrute anco e forse più per te! Anima bella!"

"Et guardati como vai conciato zingaraccio,

vuoi far tu novellare intero lo villaggio?"

Rimasi raggelato un'era astrale,

mi prise in contropiede l'animale!

"Rimira orsù - riprese ella -  li tuoi calzoni.

Et poi non noti tua casacca, abbandonata da' bottoni?

Ti pare questo 'l modo di conciarsi?

Che manco San Francesco in sua catarsi!"

"Ma... ecco, io... - favella me manchea -

sto ben così... difetti non vedea..."

"Oh bella! E d'ebano tu tieni forse li specchi?

Se non t'accorgi di peregrinar com'uno straccivecchi?

E non insister oltre, omo da gusto brutto,

c'hai forse l'occhi foderati de prosciutto?

Or passi puro che tua madama, sorta come 'na zigana,

lo pensier meo punta a dignitate tua! Porca puttana!"

Fatal cum fusse frutto pien di polpa,

di me impadronossi, grande senso di colpa.

Che solo il tintinnar de la moneta,

potea sopir cotesta (freudiana) colpa antica.

Ripresi lo calvario cum sorriso,

cercando approvation da lo suo viso.

Sortimmo alfin distrutti in piena notte,

per lei dugento buste, assai pienotte.

Et io, sì sollevato e irenico, come sol fanno i bambini,

portai orgoglioso a casa, due belli... pedalini!

Poesia anisosillabica in rima baciata
© Copyright 2015 - Fabrizio Manili‎