venerdì 21 ottobre 2016

Lo Follettoso Monte

Como che persi lo senno de lo cefalo, giacché io m'imbattei ne li folletti mostruosi de lo monte, alquanto fastidiosi et anco assai pugnaci, in A.D. MCCCLVII (1)




Lo incontro primo.
De la coscientia volgata innanzi a lo crocevia
 
Principio meo cammino, da «Juventude Rocca»
et giungo dopo poco, a via che 'n due si spacca.
Mentre la scelta cogito, cercando orientamento,
uno folletto appare, Così... in un momento!

Sobbalzo di spavento: 'ndo «augello» sbuca questo?!
Ma 'l piccolo esserino mi sbarra 'l passo lesto.
"Tu firma quine ora! Se sei contro la droga"
Proclama eppoi mi porge inchiostro e penna d'oca.

Io pergamena firmo, preso di contropiede,
non oculo contrattum, da cui non si recede!
Ho appena ipotecato, casale di campagna,
ma in cambio ho ricettarium, per piatti di gramigna.

Appen che io realizzo, voglio agguantare 'l losco,
ma 'l venditor folletto si dileguò nel bosco.
Ripresi lo cammino, seguendo la sinistra,
metabolizzo imbroglio e ‘ngoio sta' minestra.




Lo incontro secundo.
De li ampi spazi ne la comunicatio

Poi passo dopo passo, alfin in spiazzo giungo:
"Bellezza strepitosa or l'estasi raggiungo!"
Et mentre sono assorto in tanta maraviglia,
ecco sbucar dal nulla, minuscola canaglia.

"Salute a te, messere! - esclama sorridente -
meo nome est Vodafonio: ho offerta strabiliante!"
"No gratiam... non importa. - lo provo a sbolognare -
Tengo boni piccioni che sanno ben volare"

"Orduque ne deduco, che sie soddisfatto..."
"Sì, sine, certo!" risposi pensando al mio attual contratto.
"Orbene: col «Sì» che favellasti, offerta hai attivato!
Per sol cento ducati, hai mille e più piccioni! Oh omo fortunato!"

Ancora frastornato, pensoso m'allontano
et realizzo dopo, che m'ha fregatum 'l nano!
Riprendo meo cammino, pensando a quel maiale!
M' assale rabbia in corpo: voglia di bestemmiare!




Lo incontro terzo.
De la sosta in su la cima

La via che mi si opre, est tela di pittore,
cum rovi in abbondantia, di nere e rosse more.
Lenisco la mea rabbia, scorpaccio frutti di bosco,
riempio lo meo ventre, doman poi dimagrisco...

Alfin arrivo in cima, al monte Follettoso,
mi godo l'ampia vista, silente et religioso.
Ma, ohibò m'appare innanzi, omin cum cappellino,
ha barba, sguardo arcigno et nullum di carino!

"Per quanto qui sostate? - domanda a palmo teso -
sganciate un deca in scudi, per lo parcheggium preso"
"Vi do' quand'è che sorto, - mi tasto la saccoccia -
cambio le banconote: non ho moneta spiccia"

"Si paga qui in anticipo... dottò nun fa' 'l furbetto"
est rude et fa 'l cattivo, quel mostro di gnometto.
"E trovalo sto deca! - il bruto mi minaccia -
sennò te rigo tutto, compresa la bisaccia!"

Ingoio prepotentia et sgancio più d'un deca,
ho rovinato umore, ormai mea lingua impreca.
Mugugno fino a valle, fortun ch'è ancora jorno,
or cerco indicatione, pe strada del ritorno.




Lo incontro quarto et ultimo.
De la ritrovata via de la salvezza e de lo senno

Consulto una palina, piena di diretioni,
ma ecco alle mie spalle, geoviani testimoni!
Son sorridenti e 'n coppia, li gnomi cravattati,
mi sbatton fra le mani, opuscoli intristati.

"Cerchi la via che alla salvezza porta?"
uno dei due millanta voce prufunda et certa.
"No, io cerco lo sentier che mi porta 'n paese"
rispondo esasperato cum tono assai scortese.

"Voli raggiungere loco, che di Geova est lo regno?"
domanda allora l'altro, cum viso assai benigno.
Et fue line! In quello istante, che di mea patientia, traboccò lo vaso!
Allora principiai ad imprecare et blasfemare, sì como un invaso!

"Et porcum line! Et porcum giune!",
la mea favella non risparmiò nessune,
et nominossi arcangeli, madonne et anco santi,
non mi dimenticai nessuno, ne ricordavo tanti!

Finché, affranto e disperato, scesi ancor oltre la stradina,
et invocai la gratia a Nostra Mater Dei Virgo Regina.
Miracolo! La madonna sì! Mi fece gratia grande tanto!
Et io per penitentia, promisi di comprar online soltanto!

________________

(1)Il Monte Follettoso deve il suo nome ad un’antica leggenda popolare. Si narra infatti che, fra il XIII e il XIV secolo, durante una passeggiata fra i sentieri della zona, uno dei giovani rampolli della famiglia Orsini di Roccagiovine, venne talmente infastidito da alcuni folletti, che da sempre vivono fra i rovi del monte, fino a diventare un pazzo bestemmiatore. Solo l'apparizione della Vergine Maria, riuscì a redimere il giovane Orsini, il quale, in segno di riconoscenza e devozione, eresse la chiesetta della Madonna dei Ronci, di cui oggi restano soltanto alcuni ruderi.
A inizio ottobre 2016, durante un'escursione perlustrativa sul Monte Follettoso, ci siamo imbattuti per puro caso, in un vecchio ma eccezionale manoscritto, redatto molto probabilmente dal giovane Orsini protagonista della storia. Questa preziosa testimonianza storica, descrive, con un'incredibile dovizia di particolari, tutta la drammatica esperienza di quella leggendaria passeggiata fatta di visioni e incontri mostruosi.

Un ringraziamento particolare va a Sabina Bonini per i video che ha realizzato.


Poesia anisosillabica in rima baciata
© Copyright 2016 - Fabrizio Manili‎

martedì 14 giugno 2016

De la finale giostra de lo corso peregrino

Como che fue, che li allievi de lo corso peregrino in su naturae, affrontaro la feral prova finale, in A.D. MDXVII



Nel mezzo del cammin di nostro corso,
fummo condotti presto, ne la patria ch'è de l'orso.

Lo professor che de lo rex felino tiene nominatione,
condusse la masnada, a la final certificatione.

"Si voi volete - ei disse proclamando cum trasporto -
che lo juditio sia clemente, ne lo meo rapporto,

mirate oltre le cime, alzando tosto vostri sguardi
et ditemi, cum sicumera teologale, quanti saran ne 'l parco tutti li cardi?"

Or, nonostantia la temperatione fusse oltre li gradi trenta,
lo gelo fra l'astanti improvvisamente aumenta.

"Deh! - riprese isso - Ordunque favellate mei soldati,
non indugiate oltre et rispondete ora, sanz'avvocati"

"Mi par di rimembrar, - respose una pulzella -
che forse son dugento, assisi vicino a una betulla"

"Ma come son dugento! Ma cosa dite!
Se pur non lo sapite, almen lo percepite?

Mirate indove il sole, sorgiva benedetto,
est chiaro, serve alla conta, in modo sì perfetto"

"Io cogito e rimugino, l'arcan puoto svelare,
son cinquemilatredici, li cardi a calcolare!"

"Chi est che favellotta! Desnudi lo suo volto!
Non abe alcuna rimembranza, omo colto!"

"Io son colui che erra, como un'infiltrato,
anonimus viandante, dal volto camuffato"

"Or che ci cogito! - un altro omo fece commento -
Costui è nomato «Fabris», da verdonian riferimento"

"Et sie! Dicite ordunquo indove andremo fatigando,
et siate condottieri, di meco et de lo meo secondo.

Decisionate presto orsù! Chi est fra voi che vi comanda?"
Recise breve, colui che abe nomatione d'autor de la Joconda.

Principia dunque presto, l'escursus 'n mezzo ai boschi,
pestando strade et ponti et anco accarezzando muschi.

Fondamentale fue, l'orientativa «urletta»,
de l'isoipse multiple, de la madam roscetta.

Alfin dopo le argute et magistrali sì illationi,
tornaro tutt'in magione, sognando maccheroni.

Sol uno! Brancaleonesco anarchico, tanto 'ndisciplinato,
non si trovava piune... 'ndo cazzo sarà 'nnato?!

Or la leggenda dice et narra ad oggi ancora,
che 'l suo ramingo spirito, aleggia ad ogne ora;

Ei erra sanza meta, ancestro montanaro,
chiedendo a li locali: "Est questa diretione, pe lo Monte Amaro?"


Poesia anisosillabica in rima baciata
© Copyright 2016 - Fabrizio Manili‎

mercoledì 8 giugno 2016

De li bollenti spiriti

Como che fue, che messere Palamede l'otrantino, equivocossi tosto, su li calori corporali, in A.D. MDXCVIII




La luna a lo imbrunire, rischiara lo meo letto;
et sopra isso est foemina, cum seminudo petto.

Mi spalmo su giaciglio, accanto a lei m'annido;
che notte lussuriosa! A mille ho mea libido!

Ecc'odo 'l suo ansimare; sussulta in un tremore;
si move et freme. Et abe tutto corpo, perlato di sudore.

Fa fluttuar su e giune, li lembi di sottana;
alterna a me visione, di sua pubìca tana!

Non stoce più 'n mea pelle: l'ormone mi preceda!
«Dura Lex... Sex Durex!». M'avvento su la preda.

"Sta mansueto, verro! - si desta et mi denigra -
che ti favella 'l cefalo? Deponi lo viagra!"

"Non finger, mea maiala! S'infoca la tua voglia;
tu ansimi, sussulti! Sollevi la vestaglia..."

"Oh! Idiota di sol pene! Cervello tuo s'estinto;
sussulto sì... pe l'afa! Et agito sottana, perché mi face vento!
  
Non est che io son frigida (magària fusse!), ma l'aere oggi è bollente!
A meno che c'avessimo... sistema rinfrescante"
  
«La speme già non scema!» mi vesto assai precario;
calzar, casacca e braghe, che infil puro al contrario.

Corro dal cantonese, operto a tutte l'ore;
così remedio e monto, grande ventilatore!

AAAARGH! Che miran li mei bulbi! Apocalipsi e Orrori!
C'è folla depredante, di pale e radiatori!

Tutti priapeschi omini, cum mill'eccitationi;
et al rovescio han tutti... le braghe e i pantaloni!


Poesia anisosillabica in rima baciata
© Copyright 2016 - Fabrizio Manili‎

martedì 24 maggio 2016

A li sacri calanchi lubrianesi!

Como che fue che li jovini de la «Confraternita de la fava» (nomata in isto modo pe la frequente citatio de li suoi omini ne la metafora priapesca), condussero lo popolo di Lubriano a la difesa de lo Pianoro fra li Calanchi, in Anno Domini MCCIII


   
Mai fu, così accorato appello et anco un po' inatteso,
de jovini rampolli del popol lubrianeso(1).

Temevano invasione, d'urbani e interurbani,
sortitte una favella: arriveran domani!

Essi lanciaro allarme, pe radun'alleati:
"Domenica è vicina! Vinite prodi tuscici! Et siate ben armati!"

Anch'io sentii richiamo, da origini ancestrali.
Raggiunsi poi Lubriano, diretto, sanza scali!

M'affaccio al belvedere: rimiro grande gemma.
Vedo la Bagnoregio, magnificente et somma.

Poi fu vision celestica, si pose a la mea vista:
giungettero assai in molti; sorpresa non prevista.

Un omo alto e fiero, si ergette fra la folla:
"Udite lubrianesi! Lo forestier non molla!

Partim cum lo coraggio, scendiam fra li calanchi,
puntiamo a lo Pianoro! Nel nome de li Santi!"

Percorro lo sentiero e nel corteo m'immergo,
scrutazio tutt'intorno, ammiro in longo et largo.

Son grandi maraviglie, calanchi fascinosi,
ricordan cattedrali e muraglion sfarzosi.

Son bianchi, un po' spettrali, ricordan nuvoloni,
purezza di natura, grandiose apparizioni.

Ma dopo pochi passi, già noi facemmo sosta!
Li jovin lubrianesi, c'offriron gran provvista.

"La cosa è interessante... - commenta meo vicino -
est tutto a «Miglio Nullo»(2); lo cibo è genuino!"

"Lo «Nullo» stace solo, - gli fo notare abbaglio -
  poiché noi si percorse, du decimi di miglio"

"Orsù! Annemo! Forza! Gettionci a lo percorso!
Han visto i visigoti! Hanno sostato 'l carro!"

Poi lesti noi marciammo, pe la ferale pugna,
scalammo lo pianoro, sognando gran lasagna.

Ma quando fummo in vista di tavola imbandita,
li visigoti eccoli! Ci sbarran la salita!

"Cedete passo villici! - minaccia 'l forestiero - 
Oprite strada a noi! Al nostro inceder fiero!"

Scoppiò furente pugna! In molti si scannaro!
Ma alfin li lubrianesi, la vetta conquistaro!

Assiso sul pianoro, mia vista fa la «ola!»
inforco una salsiccia, addento una... braciola!

NOTE
(1)  Alcune fonti riferiscono che i discendenti di questa antica e gloriosa Confraternita, appartengano oggi alla meritoria Pro Loco di Lubriano.
(2) Miglio Nullo: Concetto primordiale del nostro attuale «Chilometro Zero».

Poesia anisosillabica in rima baciata
© Copyright 2016 - Fabrizio Manili‎

martedì 17 maggio 2016

Lo novo sentiero de lo Treja

Come che fue che li condottieri de la Compagnia de li Amici de lo Treja, condussero urbani peregrini, romani et viterbesi, fra la vegetatione dello sentiero novo posto lungo lo argine de lo Treja, in Anno Domini MCCCXXI

  

Le nuvole nel cielo, s'addensano 'mpietose,
preannunciando tosto, le pioggie assai copiose.

Ma in quel di Sant'Elia, laddove s'erge il Castro,
son quattro i baldanzosi, pronti a sfidar 'l disastro.

"Orsù - disse Marco 'l messere, giganto esperta guida -
appena giungerà l'urbana ciurma, sortiamo per la gita"

"Pigliamo sacchi e balle, per ravanar refiuti"
parlò cosine Fabio, in toni risoluti!

Favella Massimo 'l romano: "Salute a voi, volenterosi omini,
giungo dall'Urbe Aeterna co alcuni cittadini.

Per rinforzar la truppa, ci siamo qui aggregati,
peregrinando tosto, da la città de' Papi"

"Muovionci ordunque! - disse Massimilian detto «machete» -
Che non s'oblii 'n favella(1); lo bosco pulirete"

Et fue così che ardita, l'armata alfin si move,
sfidando previsioni, che dichiaravan: «Piove!»

 Giampiero in mezzo a loro, esperto fungarolo,
spiegava piante e arbusti et ogne cosa al suolo.

La via sì tortuosa, s'aprea ai peregrini,
timori han l'urbani, di inzozzar calzini.

La viterbosa mater, si preoccupea del figlio;
ma quello como grillo, trovea ovunque appiglio!

Et mentre 'l sor Machete, aprea l'oscura via,
refiuti in ogne dove, si colser tuttavia.

Poi 'l prode Marco disse, non sanza preoccupatio:
"Movemose! Sbrigamo! Rischiam temporalatio!"

Et profetando aqua, venente a catinelle,
dopo minuti due, la pioggia scese a mille.

Lo fracicume colse trejan, viterbici et anco li romani,
e in egual modo zuppi, pivelli et veterani.

Alfin si scorse bene, insegna speranzosa,
locanda assai allettante, per sosta manducosa.

"Et voi chi foste mai? - chiese la locandiera -
 Et donde ite mai, cum ista gran bufera?"

"Siam fanti de lo ambiente, del Treja sommi amici(2)
«defensor de naturae», ad vocatio protettrice.

Ma or concedi a noi, poveri meschini,
rifugio caldo e asciutto, pasto da pellegrini"

Madama Caterina(3), guardotte la masnada cum pietate,
sospirò est vero ma... anco 'n poco ella fu divertita.

Sommerse quei poretti, di cibo in abbondantia,
lei abe cor sì nobile, sol pari a sua patientia!

Et ecco Massimo, che de' romani risultava guida,
s'accinse a far l'appello, cum nominale chiama.

"Non torna lo conteggio, su questo non ci piove,
dovemo esse dieci, ma io ne conto nove"

Poi dopo qualche istante, di cerca concitata,
qualcun si ricordossi, di scelta scellerata!

"C'è un di voi rapito in estasi, svelato est l'arcano,
continuotte a piedi, solea arrivar fino a... Milano!"


NOTE
(1)  Che non s'oblii 'n favella: Che non ci si perda in chiacchere
(2) Treja sommi amici: Antica confraternita oggi ricostituita come "Amici del Treja"
(3) L'attuale discente è la signora Caterina, cortese titolare dell'attuale azienda agrituristica «Le forre del Treja» di Civita Castellana (VT) 

Poesia anisosillabica in rima baciata
© Copyright 2016 - Fabrizio Manili‎

mercoledì 11 maggio 2016

Lo meteo nello peregrinare in supra i monti

Come che fue che lo predicatore Leonardo «Defensor Naturae», condusse, a prova estrema, un branco di rudi urbanici, in supra lo monte di Livata, in Anno Domini MCCXII
  

Albeggia appena un poco: principia jorno novo,
ormai son bello sveglio, sorgo da lo meo covo.

Son pronto zainato et l'emotion m'assale,
recommi dunque tosto al sito conviviale.

Et mentre io ramingo, percorro lo sentiero,
m'imbatto in tre donzelle et uno forestiero.

"E chi tu sie? - domanda una madama - 
et donde vai? Sembri sortito appena da lo tuo pigiama!"

"Meo nome est Fabricio et cerco uno traguardo,
Unir voglio meo spirito, allo frate Leonardo.

 Illuminate ordunque, meo duro comprendonio,
dicite vostro nome, cum fusse novo conio"

"Uhè pirla, io mi chiamo Ugo, ciapa!" lo forestier favella.
Ha idioma longobardo, che fosse uno «Brambilla»?

"Se gh'è... pure noi cerchiamo sto monaco ora.
Ed io son qui con due femmine e la mia signora"

"Piacer, vengo da oriente, passando per Valona,
son io grande viandante, mio nome est Valbona"

"Mi scuso, son distratta, son Paola... la piacentina,
trovossi in tasca a Ugo sospetta catenina...

Lui dice che di mater sua per me era uno presente;
ma tarlo mi consuma... per putta è una tangente?

Or terza foemina Sabina, non era favellata,
lei mormorava solo «son io tant'affamata!»

Ordunquo il pentagruppo, col carro et lo ronzino,
partiro alla ricerca, di Leo lo pellegrino.

Traversa est perigliosa, ma l'Ugo è assai prudente,
sollecitato a fretta, da Paola di frequente!

Alfin l'incontro avvenne, in abruzzese terra,
col peregrin Leonardo et schiera sì bizzarra.

"Chi site voi? - esclama lo condottiero alpestre -
Di donde siete et donde ite cum vostro calzar pedestre?"

Lui s'era assai attorniato di tanti suoi seguaci,
simpatici, curiosi et anco un po' vivaci.

Accanto ad isso, cum fusse «bodiguardo»,
Andrea lo milite, con lo suo attento sguardo.

Così Leonardo issatosi, s'un masso prominente,
principia il predicatio, per educar la gente.

"Udite omini! Et voi donne attentionate!
Siete a osservar lo cielo, finché non lo imparate!

Notate tutte nubi et percepite i venti,
fidate in vostro cefalo, cogliete i cambiamenti!

Et non seguite acritici, «gippiessi» et previsioni,
guardatevi anche intorno: non fate li cojoni!

Muovionci como falange, andando tutti avanti,
teniamoci vicini, marciamo come fanti"

L'armata tosto mosse, pedando fra li prati,
guadando fiumiciattoli, saltando li fossati.

M'avvicinò poi timida, donzella titubante:
"Aita me, meschina, per affrontar lo mastro interrogante!

Son Giada peregrina, ma nulla io recordo,
non abe carta o bussola e temo lo Leonardo!"

Sua amica lì vicino sussurra due cosine:
"Mi nutro a Zona e inghiotto tre belle noccioline"

"Lei est la Miriam, non abe a cogitare; - disse l'Achille -
m'attento a zecche e cimici: ne ho viste più di mille!"

Et mentre poi giungemmo al mezzo del cammino,
Leonardo si fermossi, innanzi a un segnalino.

"Lumate omini - ei disse - notate sti cartelli,
vi possono aiutare certo, ma non sono «SantoGralli»!"

Sospirano patienti, Rossana e Debora et anco l'Anastasia,
mentre Lorenza onirica, pensava a un viaggio in Asia.

"Tenete fede tutti! Che quasi in cima siamo!
Ancora pochi passi, il suolo poi baciamo"

"Perdona me sant'omo, potiam un po' sostare?"
propose la Sabina, poiché c'aveva fame.

"Giammai! Patite il giusto a fame e a sete!
Or io chiuderò l'occhi et voi mi condurrete"

Allor zia Silvia, con David sfogossi:
"Poteo stamani otiare, ma a me chi m'obbligasse?"

"Tutta semana m'affanno coi bagagli; - rispose 'l «barbarosso -
et passo la domenica, proprio come uno fesso?"

Dopo sentieri et boschi, passammo in una landa,
giungendo finalmente in piccola locanda.

Rifocillati e sazi tra bibite et dolcetti,
cum sontuosa coppa glichica, l'Alessia io vedetti.

"Che magna ricompensa (...et «magna» intendo in romanaccio),
tu la consumerai 'n fretta, cum fusse Castagnaccio?"

"Non abe preoccupatio, son donna sanza schemi,
affronto cum coraggio, tutti li sport... ESTREMI!"

  
Poesia anisosillabica in rima baciata
© Copyright 2016 - Fabrizio Manili‎

mercoledì 27 aprile 2016

Li erranti peregrini sirentini

Come che fue che lo urbano peregrino Fabricio Gargantone, trovossi ne lo magno escursus in supra i monti sirentini, in Anno Domini MCCCXXVII 


Un dì che ancor non era principiato,
alfin lo corpus meo, dal sonno fu destato.

Mi stiro e allungo arti, cum smorfia sbadigliosa,
trascino tutte membra nella località cessosa.

Cum medi polpastrelli, li bulbi inumidisco,
son pronto sì gagliardo per sito naturisto.

Indosso mea casacca, cum sandalo pesanto,
bisaccia, 'l pastoral e un poco di vin santo.

Poi sorto da magione, cum spirito sì ardito,
et incammino il passo per null'appesantito.

Raggiungo appuntamento col capo carovana,
ei guarda sua clessidra poi s'erge su pedana.

"Mi nomo Andreolo de' Andreoli - professa isso e si presenta -
Cum te io puoto finalmente, sì principiar la conta.

Ma ecco, io vedo innanzi a me altr'avventori,
se semo puntuali, noi sortirem sì presto alla ventura!"

"Piacer io son Fabricio Gargantone - lo guardo cum supplitio - 
son qui per la partecipatio al corso orientatitio"

"Orben omone goffo! - disse l'ardito milite - 
Aspetteremo l'altri, sorseggierem du' bibite.

Li vedo giunger in blocco, son tutti tranne uno,
Manca madonna Silvia, per scioglier lo raduno.

Che vedo in lontanantia?... Financo una donzella!
Orsù partimo, andemo! Mancava solo ella"

Est fu così che essi, saliro su due carri,
spronaro li ronzini, sotto li cieli azzurri.

Lontan sbracciando s'agitava, una madama in corsa,
"Che fue? Perché sanza di me, prendeste la rincorsa?"

"E tu chi sie? - domandossi lo fante cum sguardo sbigottivo - 
Semo noi già pieni per corso orientativo!"

"Ma no! Ci stace errore! et questo è assai palese:
spedii epistolar conferma, ad evitar sorprese!"

"Ahhhh! - lo militian pedestre esclama inorridito -
Alberga in noi l'estraneo, sanza lo requisito!"

Poi timida donzella cum mano fece cenno:
"Son io, Debora di Calcata, giammai vi reco danno!

Tentotti invano la mea presentia a segnalare.
Ohibò! Lo meo piccione viaggiatore, si andette ad inceppare!"

"Chiarificato est l'arcano - sententia lo soldato - 
aggregati signora, sul carro seguitato"

La carovan percorse, vallate, forre et monti aspri,
volendo principiare almen prima de' vespri!

 Poi quando fummo giunti a fine del percorso,
lo carro seguitante tememmo d'aver perso.

Infine donna Marta, si face incontro a noi:
"Achille di Cassandra strada male prese; or giunge o prima o poi..."

Oh! Destino malandrino, esordio sanz'armistizio!
Perdionci principiando a un corso d'orentazio?!

Alfin cum zaini in spalla, seguimmo Andrea et anco Marta;
facendo tanti e assai più calcoli, per orientar la carta!

Lo jorno fue bellissimo et molto interessante,
per imparar la tecnica, e non usar 'l sestante.

Poi quando giunse a sera io chiesi a l'altro Andrea:
"Deviatio dell'Achille... ma non t'insospettea?"

"Ebbene sì, io stavo retro! - fue chiara la sua faccia -
avvolto da Morfeo e da sue caldi braccia..."
  
Poesia anisosillabica in rima baciata
© Copyright 2016 - Fabrizio Manili‎

giovedì 3 marzo 2016

De sacra redutione in punto vitae

Come che fue che messer Aezio da Ravenna, tentotti di redutionar lo corpo suo, dopo che furo passati bagordi natalizi, in Anno Domini MCCLVII 


Ordunquo questo est certo, le feste son passate,
et restan sol recordi, di mitiche abboffate.

Io trattenendo fiato, mi pongo innanzi a specchio,
ma in apnea per poco, poi non ci resto secco.
  
Sollevo mea casacca, lo ventre vò a scoprire,
spavento prole tutta, stan quasi per svenire.

Oh! Me tapino! Omo sanz'alcuna dignitatia!
Come potei mai, abbandonommi a tal disgratia?

Lo stomaco per jorni ho rimpinzato,
anco 'l colesterol alfin s'è ammutinato!

Mi desto tosto da lo morale sì abbacchiato,
«Recommi Lune, - cogito - in sito palestrato!

Sperantie mie, giammai saranno abbandonate!
Tartarugose addominalia! Deh! Io l'ho sognate!»

Rapito come in estasi, da tale decisione,
mi vedo già libellula in un'apparitione.

E per festar lo cambio, che appare sì sonoro,
azzanno fetta ultima, di natalin pandoro.

Bea dieda bien di dude, beggiò ghe ghe ne gale,
ghe or gogghio goghere gum ghigo gagganale?

Scusate tutti voi: m'accingo a la tradutio:
avea mea bocca piena, di dolce natalitio.

Isto favellotti: "Mea dieta vien di Lune, perciò che me ne cale,
se or voglio godere, cum rito baccanale?"

Passai due jorni in preda, a trangugiar l'avanzo,
meo fegato gridotte: «Ma guarda 'npo stò stronzo!»

Torronium Pernigottibus et Panettonis Mottas,
giammai da vil intendo, sottrarmi da la lottas!

Agnello e salsicciotti, mi calman l'appetito,
preparo cum dovitia, abbacchio a scottadito.

Ma ecco: ferale jorno alfin est giunto,
m'attende lo trainer omo, muscoloso in ogne punto.

Preparo bisaccia mea sportiva, appena presa,
sostetti per due jorni in Decathlonium, intento a far la spesa.

Compretti due magliette della Lottobus, in lana cotta,
voleo sudare assai, nel fatigar sulla cicletta.

Di calzoncin LaCostem, ne presi almeno nove,
l'idea di panca et bilancere già mi commove!

Calzini e asciugatori... bandane e cappellini a iosa,
voglio sì principiar in palestra sanza alcuna scusa.

Suspiria. Son quine innanzi a meta palestrosa,
Sollevo ocular bulbi et leggo insigna virtuosa.

«Virgo Facere» si noma isto loco,
arisuspiria, io son cosciente, che non ci resterò per poco.

Odo in lontanantia, mille e più lamenti,
com'anime dannate, consunte in fochi ardenti!

Degluto eppoi mi segno, mentre la soglia passo,
incrocio una stangona, cum tut'attillata indosso.

Mi scrute fino ai piedi, ridacchia cum pietate,
mi mostra toste curve, oliate e ben sudate.

Son scosso all'improvviso! Che botta sopra spalla!
Mi giro, vedo gigante... ha 'l pettoral che balla!

Un Marcantonio sì m'eclissa, cum mole taurina,
«Personal Trainer» est! Tien gialla la canotta di maglina.

"Trasformerò tuo flaccido corpaccio in tempio sano,
tu sputerai lo sanguine, facendoti gran ano!

Guardo tua massa informe et vado a dimandare:
como si face a trasformarsi in massa da buttare?

Osservo pelle flaccida e voglio sì capire:
et come puote, condurre tua dignitate ad abortire?"

Et ride lo scimmione! Dileggia le mie doti,
cognosco da un minuto, mi stace su li scroti!

Dopo due ore sorto, da sito sì 'nfernale,
Mi son spezzato soma, cum fussi un animale!

Sogno di rilassarmi, poggiato a un bel baobab,
mi fiondo in pizzeria: mi sparo sei kebab!

Poi ordino con foga, supplì e capricciosa;
ciambelle e patatine cum salsa generosa;

aggiungo pollo arrosto, salsicce di cinghiale;
un buon vino novello, braciole di maiale.

Per chiuder lo spuntino, io voglio ancor di più,
vado a ordinar per dolce, un bel tiramisù.

Or sazio e soddisfatto, sbottono mia casacca,
denoto che la mia tuta, tien più d'una patacca.

Vabbè mi dico, Pasqua est qui che sta per arrivare,
perciò un abbacchietto, andrò ad onorare.

Reprenderò mea forma! Deh! Cum summa convinzione,
appen sarà passato, jorno de la Resurretione!
  
Poesia anisosillabica in rima baciata
© Copyright 2016 - Fabrizio Manili‎