Madama Pina

San Silvestre A.D. MMXIX
  

  
Or s’era in Anno Domini, Duemiladiciannove,
in loco d’un castello, in parco sì soave.
In terra de lo Abbruzzo, bussaro a lo tal sito,
un’orda di romani, ch’aveano appetito.

 Or oltre il levatoio, si sporse Madam Pina:
“Chi est che bussa a st’ora? co’ in bocca l’acquolina?”
Rispose l’orda in coro, sognando pane e salame:
“Veniam da Caput Mundi: teniam sì tanta fame!”

La Pina ci pensotte, si ricordò gli allori:
sua mente elaborotte, menù pe’ gran signori.
“Or piglio ova cento – propose epicamente –
E tosto vi preparo, fettuccia sì fumante.

Poi la condisco est ovvio, lo sape anco a Nuoro,
cum funghi trifolati, succosi pomidoro.
Aggiungo spezie rare, segretum de’ miei avi,
trasformerò i sapori, in docili miei schiavi.

Or mentre declamava, con aulico et sommo patos,
sue mani laboriose, avean già impastatos.
De la fragranza ovica, si spande già l’aroma,
mandando tutti in estasi et forse anche ‘n coma!

L’Augusto omo svenne, al luculliano editto
e venne rianimato co ‘n po’ di guancialetto:
“Chi sie tu Madonna? Madama da sposare!
Abbacchi a scottadito, son qui che vo a sognare!

Or dimmi orsù, mea Pina! Io devo affrontar pugna?
Mi rifarò est chiaro poscia, cum pane intinto in sugna.
Et quando dopo l’alba, io mi sarò levato,
titillerò palato meo… Deh! Co’ avanzo riscaldato.

Poi espierò peccati, facendo somma dieta,
cum pane secco, acqua e solo un po’ di bieta.
Al limite arricchisco lo tuo gran minestrone,
cum pasta et li fagioli, più ‘n bello scalognone”

“AARGH! – La Pina sì furiosa, s’armotte a forchettone –
Che odon le mie orecchie! Mi piglia convulsione!
Fellon d’un cavaliero! Tu questo mai farai!
Non t’inventar miscugli, né scempi, No! Giammai!

Lo minestron si gusta, così: con sua ricchezza,
mentre fagioli et pasta, da soli sono ebbrezza.
Et come in un dipinto, bellezza di colori,
anche cucina est arte... De’ italici sapori!”




Poesia anisosillabica in rima baciata
© Copyright 2019 - Fabrizio Manili‎

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