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Li Cheffi Stellati

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Como che fue, che Frate Ugone, penitente errante, trovossi a rifoccilar lo corpo e rinfrancar le membra stanche, dopo uno lungo cammino, costretto a contrastar la barbarica «Setta de' li Cheffi Stellati», in A.D. MCCCL VI Un dì che si chiosò, alfin di camminata, io peregrino, approprinquommi  « A LA TABERNA DE' LA BRACIOLATA » . Famelico lo corpo et anco lo palato, co li calzar, deca e più miglia, aveo sì macinato. E tosto spalancai, quell'uscio di locanda, urlando disperato: "Orsù marrani, portuommi un po' di cibo e 'l vin che sie fruttato!" Dal fondo de la sala, mi corre incontro omo, col dito serra bocca: "Shhh! Fate silentium prego! Ch'esam ora ci tocca!" Represso meo entusiasmo, mi silenziai austero, poi sottovoce chiesi: "di qualo esam favelli, fellon d'un cameriero?" "Ohibò... voi non lumate, chi sta fra i commensali? O non riconoscete, lo vesuviano cheffo, barbuto fra i stellati? Me

Madama Pina

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San Silvestre A.D. M MXIX       Or s’era in Anno Domini, Duemiladiciannove, in loco d’un castello, in parco sì soave. In terra de lo Abbruzzo, bussaro a lo tal sito, un’orda di romani, ch’aveano appetito.  Or oltre il levatoio, si sporse Madam Pina: “Chi est che bussa a st’ora? co’ in bocca l’acquolina?” Rispose l’orda in coro, sognando pane e salame: “Veniam da Caput Mundi: teniam sì tanta fame!” La Pina ci pensotte, si ricordò gli allori: sua mente elaborotte, menù pe’ gran signori. “Or piglio ova cento – propose epicamente – E tosto vi preparo, fettuccia sì fumante. Poi la condisco est ovvio, lo sape anco a Nuoro, cum funghi trifolati, succosi pomidoro. Aggiungo spezie rare, segretum de’ miei avi, trasformerò i sapori, in docili miei schiavi. Or mentre declamava, con aulico et sommo patos, sue mani laboriose, avean già impastatos. De la fragranza ovica, si spande già l’aroma, mandando tutti in estasi et forse anche ‘n coma! L’Augusto omo svenne,