martedì 24 maggio 2016

A li sacri calanchi lubrianesi!

Como che fue che li jovini de la «Confraternita de la fava» (nomata in isto modo pe la frequente citatio de li suoi omini ne la metafora priapesca), condussero lo popolo di Lubriano a la difesa de lo Pianoro fra li Calanchi, in Anno Domini MCCIII


   
Mai fu, così accorato appello et anco un po' inatteso,
de jovini rampolli del popol lubrianeso(1).

Temevano invasione, d'urbani e interurbani,
sortitte una favella: arriveran domani!

Essi lanciaro allarme, pe radun'alleati:
"Domenica è vicina! Vinite prodi tuscici! Et siate ben armati!"

Anch'io sentii richiamo, da origini ancestrali.
Raggiunsi poi Lubriano, diretto, sanza scali!

M'affaccio al belvedere: rimiro grande gemma.
Vedo la Bagnoregio, magnificente et somma.

Poi fu vision celestica, si pose a la mea vista:
giungettero assai in molti; sorpresa non prevista.

Un omo alto e fiero, si ergette fra la folla:
"Udite lubrianesi! Lo forestier non molla!

Partim cum lo coraggio, scendiam fra li calanchi,
puntiamo a lo Pianoro! Nel nome de li Santi!"

Percorro lo sentiero e nel corteo m'immergo,
scrutazio tutt'intorno, ammiro in longo et largo.

Son grandi maraviglie, calanchi fascinosi,
ricordan cattedrali e muraglion sfarzosi.

Son bianchi, un po' spettrali, ricordan nuvoloni,
purezza di natura, grandiose apparizioni.

Ma dopo pochi passi, già noi facemmo sosta!
Li jovin lubrianesi, c'offriron gran provvista.

"La cosa è interessante... - commenta meo vicino -
est tutto a «Miglio Nullo»(2); lo cibo è genuino!"

"Lo «Nullo» stace solo, - gli fo notare abbaglio -
  poiché noi si percorse, du decimi di miglio"

"Orsù! Annemo! Forza! Gettionci a lo percorso!
Han visto i visigoti! Hanno sostato 'l carro!"

Poi lesti noi marciammo, pe la ferale pugna,
scalammo lo pianoro, sognando gran lasagna.

Ma quando fummo in vista di tavola imbandita,
li visigoti eccoli! Ci sbarran la salita!

"Cedete passo villici! - minaccia 'l forestiero - 
Oprite strada a noi! Al nostro inceder fiero!"

Scoppiò furente pugna! In molti si scannaro!
Ma alfin li lubrianesi, la vetta conquistaro!

Assiso sul pianoro, mia vista fa la «ola!»
inforco una salsiccia, addento una... braciola!

NOTE
(1)  Alcune fonti riferiscono che i discendenti di questa antica e gloriosa Confraternita, appartengano oggi alla meritoria Pro Loco di Lubriano.
(2) Miglio Nullo: Concetto primordiale del nostro attuale «Chilometro Zero».

Poesia anisosillabica in rima baciata
© Copyright 2016 - Fabrizio Manili‎

martedì 17 maggio 2016

Lo novo sentiero de lo Treja

Come che fue che li condottieri de la Compagnia de li Amici de lo Treja, condussero urbani peregrini, romani et viterbesi, fra la vegetatione dello sentiero novo posto lungo lo argine de lo Treja, in Anno Domini MCCCXXI

  

Le nuvole nel cielo, s'addensano 'mpietose,
preannunciando tosto, le pioggie assai copiose.

Ma in quel di Sant'Elia, laddove s'erge il Castro,
son quattro i baldanzosi, pronti a sfidar 'l disastro.

"Orsù - disse Marco 'l messere, giganto esperta guida -
appena giungerà l'urbana ciurma, sortiamo per la gita"

"Pigliamo sacchi e balle, per ravanar refiuti"
parlò cosine Fabio, in toni risoluti!

Favella Massimo 'l romano: "Salute a voi, volenterosi omini,
giungo dall'Urbe Aeterna co alcuni cittadini.

Per rinforzar la truppa, ci siamo qui aggregati,
peregrinando tosto, da la città de' Papi"

"Muovionci ordunque! - disse Massimilian detto «machete» -
Che non s'oblii 'n favella(1); lo bosco pulirete"

Et fue così che ardita, l'armata alfin si move,
sfidando previsioni, che dichiaravan: «Piove!»

 Giampiero in mezzo a loro, esperto fungarolo,
spiegava piante e arbusti et ogne cosa al suolo.

La via sì tortuosa, s'aprea ai peregrini,
timori han l'urbani, di inzozzar calzini.

La viterbosa mater, si preoccupea del figlio;
ma quello como grillo, trovea ovunque appiglio!

Et mentre 'l sor Machete, aprea l'oscura via,
refiuti in ogne dove, si colser tuttavia.

Poi 'l prode Marco disse, non sanza preoccupatio:
"Movemose! Sbrigamo! Rischiam temporalatio!"

Et profetando aqua, venente a catinelle,
dopo minuti due, la pioggia scese a mille.

Lo fracicume colse trejan, viterbici et anco li romani,
e in egual modo zuppi, pivelli et veterani.

Alfin si scorse bene, insegna speranzosa,
locanda assai allettante, per sosta manducosa.

"Et voi chi foste mai? - chiese la locandiera -
 Et donde ite mai, cum ista gran bufera?"

"Siam fanti de lo ambiente, del Treja sommi amici(2)
«defensor de naturae», ad vocatio protettrice.

Ma or concedi a noi, poveri meschini,
rifugio caldo e asciutto, pasto da pellegrini"

Madama Caterina(3), guardotte la masnada cum pietate,
sospirò est vero ma... anco 'n poco ella fu divertita.

Sommerse quei poretti, di cibo in abbondantia,
lei abe cor sì nobile, sol pari a sua patientia!

Et ecco Massimo, che de' romani risultava guida,
s'accinse a far l'appello, cum nominale chiama.

"Non torna lo conteggio, su questo non ci piove,
dovemo esse dieci, ma io ne conto nove"

Poi dopo qualche istante, di cerca concitata,
qualcun si ricordossi, di scelta scellerata!

"C'è un di voi rapito in estasi, svelato est l'arcano,
continuotte a piedi, solea arrivar fino a... Milano!"


NOTE
(1)  Che non s'oblii 'n favella: Che non ci si perda in chiacchere
(2) Treja sommi amici: Antica confraternita oggi ricostituita come "Amici del Treja"
(3) L'attuale discente è la signora Caterina, cortese titolare dell'attuale azienda agrituristica «Le forre del Treja» di Civita Castellana (VT) 

Poesia anisosillabica in rima baciata
© Copyright 2016 - Fabrizio Manili‎

mercoledì 11 maggio 2016

Lo meteo nello peregrinare in supra i monti

Come che fue che lo predicatore Leonardo «Defensor Naturae», condusse, a prova estrema, un branco di rudi urbanici, in supra lo monte di Livata, in Anno Domini MCCXII
  

Albeggia appena un poco: principia jorno novo,
ormai son bello sveglio, sorgo da lo meo covo.

Son pronto zainato et l'emotion m'assale,
recommi dunque tosto al sito conviviale.

Et mentre io ramingo, percorro lo sentiero,
m'imbatto in tre donzelle et uno forestiero.

"E chi tu sie? - domanda una madama - 
et donde vai? Sembri sortito appena da lo tuo pigiama!"

"Meo nome est Fabricio et cerco uno traguardo,
Unir voglio meo spirito, allo frate Leonardo.

 Illuminate ordunque, meo duro comprendonio,
dicite vostro nome, cum fusse novo conio"

"Uhè pirla, io mi chiamo Ugo, ciapa!" lo forestier favella.
Ha idioma longobardo, che fosse uno «Brambilla»?

"Se gh'è... pure noi cerchiamo sto monaco ora.
Ed io son qui con due femmine e la mia signora"

"Piacer, vengo da oriente, passando per Valona,
son io grande viandante, mio nome est Valbona"

"Mi scuso, son distratta, son Paola... la piacentina,
trovossi in tasca a Ugo sospetta catenina...

Lui dice che di mater sua per me era uno presente;
ma tarlo mi consuma... per putta è una tangente?

Or terza foemina Sabina, non era favellata,
lei mormorava solo «son io tant'affamata!»

Ordunquo il pentagruppo, col carro et lo ronzino,
partiro alla ricerca, di Leo lo pellegrino.

Traversa est perigliosa, ma l'Ugo è assai prudente,
sollecitato a fretta, da Paola di frequente!

Alfin l'incontro avvenne, in abruzzese terra,
col peregrin Leonardo et schiera sì bizzarra.

"Chi site voi? - esclama lo condottiero alpestre -
Di donde siete et donde ite cum vostro calzar pedestre?"

Lui s'era assai attorniato di tanti suoi seguaci,
simpatici, curiosi et anco un po' vivaci.

Accanto ad isso, cum fusse «bodiguardo»,
Andrea lo milite, con lo suo attento sguardo.

Così Leonardo issatosi, s'un masso prominente,
principia il predicatio, per educar la gente.

"Udite omini! Et voi donne attentionate!
Siete a osservar lo cielo, finché non lo imparate!

Notate tutte nubi et percepite i venti,
fidate in vostro cefalo, cogliete i cambiamenti!

Et non seguite acritici, «gippiessi» et previsioni,
guardatevi anche intorno: non fate li cojoni!

Muovionci como falange, andando tutti avanti,
teniamoci vicini, marciamo come fanti"

L'armata tosto mosse, pedando fra li prati,
guadando fiumiciattoli, saltando li fossati.

M'avvicinò poi timida, donzella titubante:
"Aita me, meschina, per affrontar lo mastro interrogante!

Son Giada peregrina, ma nulla io recordo,
non abe carta o bussola e temo lo Leonardo!"

Sua amica lì vicino sussurra due cosine:
"Mi nutro a Zona e inghiotto tre belle noccioline"

"Lei est la Miriam, non abe a cogitare; - disse l'Achille -
m'attento a zecche e cimici: ne ho viste più di mille!"

Et mentre poi giungemmo al mezzo del cammino,
Leonardo si fermossi, innanzi a un segnalino.

"Lumate omini - ei disse - notate sti cartelli,
vi possono aiutare certo, ma non sono «SantoGralli»!"

Sospirano patienti, Rossana e Debora et anco l'Anastasia,
mentre Lorenza onirica, pensava a un viaggio in Asia.

"Tenete fede tutti! Che quasi in cima siamo!
Ancora pochi passi, il suolo poi baciamo"

"Perdona me sant'omo, potiam un po' sostare?"
propose la Sabina, poiché c'aveva fame.

"Giammai! Patite il giusto a fame e a sete!
Or io chiuderò l'occhi et voi mi condurrete"

Allor zia Silvia, con David sfogossi:
"Poteo stamani otiare, ma a me chi m'obbligasse?"

"Tutta semana m'affanno coi bagagli; - rispose 'l «barbarosso -
et passo la domenica, proprio come uno fesso?"

Dopo sentieri et boschi, passammo in una landa,
giungendo finalmente in piccola locanda.

Rifocillati e sazi tra bibite et dolcetti,
cum sontuosa coppa glichica, l'Alessia io vedetti.

"Che magna ricompensa (...et «magna» intendo in romanaccio),
tu la consumerai 'n fretta, cum fusse Castagnaccio?"

"Non abe preoccupatio, son donna sanza schemi,
affronto cum coraggio, tutti li sport... ESTREMI!"

  
Poesia anisosillabica in rima baciata
© Copyright 2016 - Fabrizio Manili‎