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Visualizzazione dei post da 2016

Lo Follettoso Monte

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Como che persi lo senno de lo cefalo, giacché io m'imbattei ne li folletti mostruosi de lo monte, alquanto fastidiosi et anco assai pugnaci, in A.D. MCCCLVII (1) Lo incontro primo. De la coscientia volgata innanzi a lo crocevia   Principio meo cammino, da «Juventude Rocca» et giungo dopo poco, a via che 'n due si spacca. Mentre la scelta cogito, cercando orientamento, uno folletto appare, Così... in un momento! Sobbalzo di spavento: 'ndo «augello» sbuca questo?! Ma 'l piccolo esserino mi sbarra 'l passo lesto. "Tu firma quine ora! Se sei contro la droga" Proclama eppoi mi porge inchiostro e penna d'oca. Io pergamena firmo, preso di contropiede, non oculo contrattum, da cui non si recede! Ho appena ipotecato, casale di campagna, ma in cambio ho ricettarium, per piatti di gramigna. Appen che io realizzo, voglio agguantare 'l losco, ma 'l venditor folletto si dileguò nel bosco. Ripresi lo cammino

De la finale giostra de lo corso peregrino

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Como che fue, che li allievi de lo corso peregrino in su naturae, affrontaro la feral prova finale, in A.D. M DXVII Nel mezzo del cammin di nostro corso, fummo condotti presto, ne la patria ch'è de l'orso. Lo professor che de lo rex felino tiene nominatione, condusse la masnada, a la final certificatione. "Si voi volete - ei disse proclamando cum trasporto - che lo juditio sia clemente, ne lo meo rapporto, mirate oltre le cime, alzando tosto vostri sguardi et ditemi, cum sicumera teologale, quanti saran ne 'l parco tutti li cardi ?" Or, nonostantia la temperatione fusse oltre li gradi trenta, lo gelo fra l'astanti improvvisamente aumenta. "Deh! - riprese isso - Ordunque favellate mei soldati, non indugiate oltre et rispondete ora, sanz'avvocati" "Mi par di rimembrar, - respose una pulzella - che forse son dugento, assisi vicino a una betulla" "Ma come son dugento! Ma cosa dite! Se pur non lo sapite,

De li bollenti spiriti

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Como che fue, che messere Palamede l'otrantino, equivocossi tosto, su li calori corporali, in A.D. M DXCVIII La luna a lo imbrunire, rischiara lo meo letto; et sopra isso est foemina, cum seminudo petto. Mi spalmo su giaciglio, accanto a lei m'annido; che notte lussuriosa! A mille ho mea libido! Ecc'odo 'l suo ansimare; sussulta in un tremore; si move et freme. Et abe tutto corpo, perlato di sudore. Fa fluttuar su e giune, li lembi di sottana; alterna a me visione, di sua pùbica tana! Non stoce più 'n mea pelle: l'ormone mi preceda! «Dura Lex... Sex Durex!». M'avvento su la preda. "Sta mansueto, verro! - si desta et mi denigra - che ti favella 'l cefalo? Deponi lo viagra!" "Non finger, mea maiala! S'infoca la tua voglia; tu ansimi, sussulti! Sollevi la vestaglia..." "Oh! Idiota di sol pene! Cervello tuo s'estinto; sussulto sì... pe l'afa! Et agito sottana, perché mi face vento!    Non e

A li sacri calanchi lubrianesi!

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Como che fue che li jovini de la «Confraternita de la fava» (nomata in isto modo pe la frequente citatio de li suoi omini ne la metafora priapesca), condussero lo popolo di Lubriano a la difesa de lo Pianoro fra li Calanchi, i n Anno Domini MCCIII     Mai fu, così accorato appello et anco un po' inatteso, de jovini rampolli del popol lubrianeso (1) . Temevano invasione, d'urbani e interurbani, sortitte una favella: arriveran domani! Essi lanciaro allarme, pe radun'alleati: "Domenica è vicina! Vinite prodi tuscici! Et siate ben armati!" Anch'io sentii richiamo, da origini ancestrali. Raggiunsi poi Lubriano, diretto, sanza scali! M'affaccio al belvedere: rimiro grande gemma. Vedo la Bagnoregio, magnificente et somma. Poi fu vision celestica, si pose a la mea vista: giungettero assai in molti; sorpresa non prevista. Un omo alto e fiero, si ergette fra la folla: "Udite lubrianesi! Lo forestier non molla! Partim cum lo coraggio,

Lo novo sentiero de lo Treja

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Come che fue che li condottieri de la Compagnia de li Amici de lo Treja, condussero urbani peregrini, romani et viterbesi, fra la vegetatione dello sentiero novo posto lungo lo argine de lo Treja, i n Anno Domini MCCCXXI    Le nuvole nel cielo, s'addensano 'mpietose, preannunciando tosto, le pioggie assai copiose. Ma in quel di Sant'Elia, laddove s'erge il Castro, son quattro i baldanzosi, pronti a sfidar 'l disastro. "Orsù - disse Marco 'l messere, giganto esperta guida - appena giungerà l'urbana ciurma, sortiamo per la gita" "Pigliamo sacchi e balle, per ravanar refiuti" parlò cosine Fabio, in toni risoluti! Favella Massimo 'l romano: "Salute a voi, volenterosi omini, giungo dall'Urbe Aeterna co alcuni cittadini. Per rinforzar la truppa, ci siamo qui aggregati, peregrinando tosto, da la città de' Papi" "Muovionci ordunque! - disse Massimilian detto «machete» - Che non s'oblii '

Lo meteo nello peregrinare in supra i monti

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Come che fue che lo predicatore Leonardo «Defensor Naturae», condusse, a prova estrema, un branco di rudi urbanici, in supra lo monte di Livata, i n Anno Domini MCCXII    Albeggia appena un poco: principia jorno novo, ormai son bello sveglio, sorgo da lo meo covo. Son pronto zainato et l'emotion m'assale, recommi dunque tosto al sito conviviale. Et mentre io ramingo, percorro lo sentiero, m'imbatto in tre donzelle et uno forestiero. "E chi tu sie? - domanda una madama -  et donde vai? Sembri sortito appena da lo tuo pigiama!" "Meo nome est Fabricio et cerco uno traguardo, Unir voglio meo spirito, allo frate Leonardo.  Illuminate ordunque, meo duro comprendonio, dicite vostro nome, cum fusse novo conio" "Uhè pirla, io mi chiamo Ugo, ciapa!" lo forestier favella. Ha idioma longobardo, che fosse uno «Brambilla»? "Se gh'è... pure noi cerchiamo sto monaco ora. Ed io son qui con due femmine e la mia signora"

Li erranti peregrini sirentini

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Come che fue che lo urbano peregrino Fabricio Gargantone, trovossi ne lo magno escursus in supra i monti sirentini, i n Anno Domini MCCCXXVII  Un dì che ancor non era principiato, alfin lo corpus meo, dal sonno fu destato. Mi stiro e allungo arti, cum smorfia sbadigliosa, trascino tutte membra nella località cessosa. Cum medi polpastrelli, li bulbi inumidisco, son pronto sì gagliardo per sito naturisto. Indosso mea casacca, cum sandalo pesanto, bisaccia, 'l pastoral e un poco di vin santo. Poi sorto da magione, cum spirito sì ardito, et incammino il passo per null'appesantito. Raggiungo appuntamento col capo carovana, ei guarda sua clessidra poi s'erge su pedana. "Mi nomo Andreolo de' Andreoli - professa isso e si presenta - Cum te io puoto finalmente, sì principiar la conta. Ma ecco, io vedo innanzi a me altr'avventori, se semo puntuali, noi sortirem sì presto alla ventura!" "Piacer io son Fabricio Gargantone - lo

De sacra redutione in punto vitae

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Come che fue che messer Aezio da Ravenna, tentotti di redutionar lo corpo suo, dopo che furo passati bagordi natalizi, i n Anno Domini MCCLVII  Ordunquo questo est certo, le feste son passate, et restan sol recordi, di mitiche abboffate. Io trattenendo fiato, mi pongo innanzi a specchio, ma in apnea per poco, poi non ci resto secco .     Sollevo mea casacca, lo ventre vò a scoprire, spavento prole tutta, stan quasi per svenire. Oh! Me tapino! Omo sanz'alcuna dignitatia! Come potei mai, abbandonommi a tal disgratia? Lo stomaco per jorni ho rimpinzato, anco 'l colesterol alfin s'è ammutinato! Mi desto tosto da lo morale sì abbacchiato, «Recommi Lune, - cogito - in sito palestrato! Sperantie mie, giammai saranno abbandonate! Tartarugose addominalia! Deh! Io l'ho sognate!» Rapito come in estasi, da tale decisione, mi vedo già libellula in un'apparitione. E per festar lo cambio, che appare sì sonoro, azzanno fetta ultima, di natalin